Più compiti all’ufficiale giudiziario e ruolo marginale dell’avvocato

Nel DDL delega al Governo “recante disposizioni per l’efficienza del processo civile, la riduzione dell’arretrato il riordino delle garanzie mobiliari nonché altre disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione del processo di esecuzione forzata”, vi sono alcune proposte di modifica del processo esecutivo che lasciano alquanto perplessi e che, almeno ad una prima lettura, non lasciano presagire nulla di buono per l’avvocatura.
Infatti, il disegno di legge, all’art. 3, sembra “potenziare” le competenze degli Ufficiali Giudiziari, tanto da prevedere anche un compenso aggiuntivo (rapportato al valore del credito) in favore dell’ufficiale giudiziario, compenso che si andrà ad aggiungere allo stipendio che percepisce come pubblico dipendente.
Si evidenzia, per fare un esempio, l’art. 3 lett. d), che prevede che, su istanza del creditore (che potrà essere anche il privato cittadino, non assistito dal legale), l’ufficiale giudiziario potrà procedere direttamente al pignoramento presso terzi dei crediti vantati dal debitore (che avrà accertato essere esistenti) notificando il verbale delle operazioni di ricerca al debitore e al terzo; si presume, pertanto, che non sarà più l’avvocato a redigere l’atto di pignoramento presso terzi e a curare i successivi incombenti, con la conseguenza che anche nella fase esecutiva il ruolo dell’avvocato finirà per essere marginale, se non annullato.
In teoria le due funzioni, quella del legale e quella dell’ufficiale giudiziario, potranno coesistere, ma in pratica, anche a causa dei costi che aumenteranno in misura esponenziale, l’attività finirà per accentrarsi nelle mani dell’ufficiale giudiziario, che, se tali modifiche venissero definitivamente approvate, assumerà la duplice veste di dipendente pubblico e di libero professionista “a compenso”.