Niente più processo per i “piccoli reati”

“I furti al tempo della crisi raccontano storie di anziani indigenti che con imbarazzata circospezione nascondono scatolette di tonno o confezioni di parmigiano – scrive Silvia Barocci del Messaggero – ma anche la paradossale fine dell’epopea criminale di Renato Vallanzasca, l’ex capo della banda della Comasina pizzicato a rubare un paio mutande in un supermercato. Li chiamano reati bagatellari, che però in Italia vanno sempre e comunque perseguiti in ossequio al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Con l’effetto di rallentare la già farraginosa giustizia italiana”.

Ma entro breve, forse già a partire dal 2015, non sarà più così. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha trasmesso a Palazzo Chigi il testo di un decreto legislativo delegato che introduce nel codice la «non punibilità per particolare tenuità del fatto». Cinque articoli in tutto, attesi entro dicembre – termine dell’esercizio della delega che proviene dalla recente legge sulla messa alla prova. Una vera rivoluzione. La bozza del provvedimento prevede che «nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale». Tradotto dal ”giuridichese”, significa che truffe o furti semplici, oppure lievi forme di abuso d’ufficio o di peculato d’uso potranno esser chiusi subito, senza alcun processo. A condizione, però, che l’offesa sia tenue e che il comportamento dell’autore non sia abituale. Il furto di una bici di non grande valore, ad esempio, può finire in sede penale col proscioglimento per tenuità del fatto, a meno che il giudice non trovi di fronte a sé un ladro di biciclette di professione.

LA VITTIMA
E la persona offesa? Il proprietario del supermercato che un giorno vede sparire dagli scaffali due scatolette di tonno da tre euro e che l’indomani si accorge di un altro affamato indigente in azione? Non avrà voce in capitolo? Chi ha subito il danno potrà sempre far valere le sue ragioni in sede civile. In ogni caso, il decreto Orlando prevede che la vittima, entro dieci giorni, possa prendere visione degli atti e presentare opposizione alla richiesta di archiviazione del pm. A decidere sarà il giudice, che con un inevitabile margine di discrezionalità dovrà bilanciare le esigenze dell’indagato e quelle della persona offesa. Alcuni la definiscono «depenalizzazione in concreto»: non potendo depenalizzare il furto semplice o quei reati di allarme sociale che hanno una pena fino a cinque anni, si è trovato il modo di far uscire dall’area di punibilità fatti «immeritevoli».


MENO CARICHI
In questo modo – è scritto nella relazione – non solo si «contribuisce a realizzare l’esigenza di alleggerimento del carico giudiziario», ma anche quello del «principio di proporzione», essendo il «dispendio di energie processuali per fatti bagatellari del tutto sproporzionato sia per l’ordinamento sia per l’autore, costretto a sopportare il peso anche psicologico del processo a suo carico».
Pare di vederlo, l’imbarazzato sessantenne di Torgiano che ha fatto scivolare nella tasca del cappotto un pezzo di parmigiano. Certo, dovesse ripetere il furto, l’archiviazione sfumerebbe.
E chissà, fosse stata già in vigore la nuova norma l’avrebbe fatta franca anche Vallanzasca, gravato sì da 4 ergastoli e 296 anni di carcere per efferati omicidi e delitti, ma il giudice che l’altro giorno lo ha condannato a 10 mesi ha escluso che il suo furto di mutande comportasse l’aggravante della recidiva e ha riconosciuto al bel René l’attenuante della scarsa entità delle cose rubate.