La crisi cresce nei tribunali: balzo degli sfratti, fallimenti e ingiunzioni aumentano del 21%

Quasi il 30% di fallimenti dichiarati in più rispetto al 2011. Il 21% di ricorsi per decreto ingiuntivo. E il 46% di sfratti per morosità di abitazioni. La crisi si vede anche dalle cause che finiscono sulle scrivanie di giudici e cancellieri, rilevate dal monitoraggio del Sole 24 Ore del Lunedì su un campione di 56 tribunali italiani.
Il flusso delle procedure al 30 giugno 2014 – proiettato alla fine dell’anno – mostra una situazione in cui non sembra fermarsi il progressivo deterioramento dei bilanci aziendali, dei conti familiari e della qualità del credito in generale. Dai tribunali non arriva una misura “scientifica” come quelle del Pil, della produzione industriale o della disoccupazione, ma un’immagine che permette di cogliere le tendenze di fondo.
Per cominciare, si possono confrontare le istanze dei creditori con i fallimenti effettivamente dichiarati dal tribunale. Su base annua il trend di aumento è allineato, ma se si guarda al 2011 si vede che le istanze sono cresciute del 21% e le sentenze del 29 per cento. Come dire: diminuisce il numero delle imprese che riescono a uscire indenni dall’avvio della procedura.
L’andamento delle richieste di concordato risente invece della disciplina del concordato con riserva, introdotto l’11 settembre 2012 accanto a quello tradizionale. All’inizio c’è stato un boom di istanze per la nuova procedura, che permette di presentare la domanda in bianco, riservandosi di depositare il piano, la proposta e la documentazione in un secondo momento indicato dal giudice, fino a sei mesi dopo. Poi già nella seconda parte del 2013 il flusso è rallentato, con la stretta sui controlli e la possibilità per il giudice di nominare fin da subito il commissario giudiziale.
A Milano un peso rilevante nelle attività del tribunale «lo occupano le procedure concorsuali – spiega Cesare De Sapia, presidente delle sezioni fallimentare (II) ed esecuzioni (III) del foro milanese –, una strada divenuta ancora più laboriosa da gestire e che, talvolta, viene scelta anche solo per prendere tempo. Poi, però, se non arrivano i risultati sperati, i tentativi si tramutano in fallimenti. Su questo fronte, quindi, non si può escludere una nuova ondata di procedimenti».
In termini percentuali, l’aumento maggiore nel periodo 2011-14 è quello degli sfratti per morosità delle abitazioni, che crescono del 46% nei tribunali monitorati dal Sole 24 Ore. Un chiaro segnale di come la crisi si trasferisca dalle imprese alle famiglie, finendo per colpire soprattutto le fasce più deboli. E sul punto va registrata anche, almeno per ora, la mancata proroga da parte del Milleproroghe. Ma c’è un altro dato che suona come un campanello d’allarme: il balzo del 21% dei ricorsi per decreto ingiuntivo – il caso tipico dei debiti documentati e non pagati – che si accompagna all’aumento delle opposizioni alle esecuzioni immobiliari e alla sostanziale stabilità delle opposizioni a quelle mobiliari.
Sommando debiti e sfratti, ad esempio, le procedure sono più che raddoppiate in quattro anni a Catania. «Le condizioni socio-economiche sono precipitate, con chiusura di esercizi commerciali, attività artigianali e piccole imprese, anche individuali», rileva Bruno Di Marco, presidente del tribunale siciliano. «I tantissimi decreti ingiuntivi – continua – sono il segnale di una situazione di sofferenza e innescano un meccanismo a catena, con i soggetti che si rincorrono per recuperare i propri crediti». Mentre da Milano il giudice De Sapia osserva come le nuove norme introdotte con il Dl Giustizia siano destinate, in prospettiva, a riflettersi anche sull’esito delle procedure esecutive: «La riforma appena introdotta permetterà l’accesso a banche dati su beni e crediti dei debitori, portando più richieste di azioni esecutive ma anche una loro maggiore efficacia»