ISTAT: i dati su separazioni e divorzi

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ISTAT DATI SU SEPARAZIONE E DIVORZIO

40 anni, vive Nord e sposato da 4 anni, questo il profilo del separato secondo il rapporto annuale dell’Istituto di statistica, da cui si desume che anche se il numero di separazioni e divorzi è rimasto sostanzialmente stabile, le percentuali di separazione e di divorzio in rapporto al numero di matrimoni sono in continua ascesa da 15 anni. L’interruzione dell’unione coniugale si verifica sempre di più anche per i matrimoni di lunga durata e per le coppie miste.
In genere la separazione è consensuale e in presenza di figli l’affido è condiviso.

Nel 2011 le separazioni sono state 88.797 e i divorzi 53.806, rispettivamente +0,7% per le separazioni e -0,7% per i divorzi rispetto all’anno precedente. Dal 1995 le separazioni sono aumentate del 68% e i divorzi sono raddoppiati. Questi incrementi, in un contesto sociale in cui i matrimoni diminuiscono, secondo l’Istat sono riferite all’aumento della propensione alla rottura dell’unione coniugale: nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si giunge a 311 separazioni e 182 divorzi.

Le separazioni sono più frequenti al Nord: nel 2011 si va dal valore minimo di 232,2 separazioni per 1.000 matrimoni al Sud, al massimo osservato nel Nord-ovest (378,6 separazioni per 1.000 matrimoni).
Gli incrementi più consistenti, però, si sono osservati nel Mezzogiorno, dove i valori sono più che raddoppiati (ad esempio, si è passati da 70,1 a 221,5 per 1.000 matrimoni in Campania e da 78 a 239,7 in Sicilia).

L’età media alla separazione è di circa 46 anni per i mariti e di 43 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 47 e 44 anni. Questi valori sono aumentati negli anni perché l’età in cui si contrae matrimonio è di gran lunga aumentata e per il numero crescente di separazioni con un coniugi ultrasessantenni.

Nel 2011 l’84,8% delle separazioni e il 69,4% dei divorzi sono state consensuali. Il numero delle separazioni giudiziali (15,2% è il dato medio nazionale) è più alta nel Mezzogiorno (19,9%) quando i entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione (21,5%).
In caso di separazione consensuale la procedura di separazione dura di media in 156 giorni mentre per la giudiziale necessitano di contro 873 giorni.
Tra i cambiamenti di rito è più frequente il passaggio dal giudiziale al consensuale. Nel 2011 il 13,1% delle separazioni e il 14,5% dei divorzi si sono chiusi con un rito diverso da quello di apertura.

Nel 19,1% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge, nel 98% dei casi è corrisposto dal marito. Gli importi dell’assegno mensile sono, mediamente più elevati al Nord (562,4 euro) che nel resto del Paese (514,7 euro). Nel 57,6% delle separazioni la casa è assegnata alla moglie, nel 20,9% al marito mentre nel 18,8% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale.

L’instabilità matrimoniale si estende anche i matrimoni fra italiani e stranieri. Nel 2005 sono state pronunciate 7.536 separazioni riguardanti “coppie miste” di coniugi (nel 2000 erano state 4.266), con un incremento del 76,7%, battuta d’arresto: nel 2011, le separazioni sono state 7.144. In sette casi su dieci, la tipologia di coppia mista che arriva a separarsi è quella con marito italiano moglie straniera (o che ha acquisito la cittadinanza italiana in seguito al matrimonio), un dato che è legato alla maggiore inclinazione degli uomini italiani a sposare una cittadina straniera.

Netta tendenza al decrescere dell’affidamento dei figli minori alla madre dovuta alla legge sull’affido condiviso, con la legge 56/2006, la quota si è ridotta fino al “sorpasso” avvenuto nel 2007 quando si è registrato il 72,1% dei separazioni con figli in affido condiviso contro il 25,6% di bambini “dati” esclusivamente alla mamma, fino al 2011 con 90,3 per cento dei figli dati in affido condiviso contro l’8.5% di gestione esclusiva materna.