“Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, stanno piovendo, da tutte le parti d’Italia, le lettere dei padroni di casa per chiedere gli arretrati dei corrispettivi per la locazione, intimando lo sfratto.”
Non si è ancora placata, la tempesta scatenata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto una voragine sul problema degli affitti “in nero”.
In particolare, la Corte ha cancellato, con effetto retroattivo, la possibilità per l’inquilino di denunciare il padrone di casa che non aveva dichiarato il contratto, ottenendo, in cambio, la conversione della locazione in nero in un classico contratto 4+4, con canone iper scontato di circa il 70-80%.
Con la dichiarazione di incostituzionalità, ora tutti gli affitti in precedenza “convertiti” sono ritornati sotto il controllo dei proprietari degli immobili. I quali, per come c’era da aspettarsi – quasi una sorta di controvendetta – stanno inviando le lettere di diffida agli inquilini, chiedendo gli arretrati per i canoni non pagati in precedenza e, soprattutto, intimando lo sfratto.
L’incognita che si apre, dunque, è cosa fare dei contratti così registrati a seguito della norma bocciata dalla Corte?
Mentre il ministro sta studiando una soluzione, il rischio è quello dell’apertura di un enorme numero di cause di sfratto e di opposizione allo sfratto.
Le conseguenze più gravi potrebbero arrivare per gli inquilini che non avevano un contratto scritto e che potrebbero essere citati in giudizio anche per occupazione abusiva o vedersi arrivare una sentenza di sfratto, nel giro di due o tre mesi se non si fa opposizione. Non solo: si teme anche la nuova norma del “decreto casa” che consente di staccare le utenze proprio a chi occupa abusivamente.